venerdì 3 aprile 2020

la bestia




















C’è una vignetta di Altan in cui è rappresentata una coppia di animali umanizzati, lui che legge il giornale e dice: «gli uomini sono delle bestie» e lei alle prese con i fornelli risponde: «magari».
Noi da bambini siamo cresciuti con i cartoni animati e i film di animazione dove gli animali imitavano gli umani, le loro storie avevano sempre un lieto fine. Dicono che le bestie sono mosse dall’istinto, mentre l’uomo dalla ragione e dalla logica. Allora perché il mondo è diventato un posto pericoloso? Dove non ci sono uscite di sicurezza! Come definire la mente che sta sempre in guerra, che ha quasi distrutto il regno vegetale e sfruttato senza remora quello minerale. Sulle psicosi e le nevrosi Freud ha fatto la sua fortuna. I filosofi da secoli si sbizzarriscono per cercare risposte ai dubbi della vita. «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza», diceva Ulisse dalle fiamme dell’inferno dantesco. Gli uomini, fortunatamente non tutti, hanno un lato non illuminato, una “bestia interiore” pronta a venir fuori e nel peggiore dei modi. Il mondo grazie all’uomo vanta un cospicuo curriculum di bestialità. 
Quante atrocità e crimini si sono consumati in nome di una ideologia, di una religione, di un dittatore esaltato. Quanti esseri volontari e volenterosi si sono macchiati delle più assurde nefandezze per poi appendere, nell’armadio, la loro uniforme malvagia. Oggi, tanti cervelli ad orologeria sono pronti ad esplodere, lasciando morire la propria donna o a spegnere, con strani giochi, l’innocenza di un bambino. Le invisibili costrizioni, gli abusi, le depravazioni, si insinuano spesso nelle nostre debolezze. Malattia, mafia, mercato finanziario, potere occulto, corruzione. La bestia non vive soltanto nel castello incantato. Che fine hanno fatto la logica? L’intelligenza? La cultura? L’amore per la vita? Queste le cose che ci differenziano dagli altri animali e non ci mettono in competizione con loro. Alla fine mi viene in mente un’altra delle numerose vignette di Francesco Tullio Altan: «Sono un essere umano» dice un immigrato e un uomo con la divisa risponde: «dicono tutti così».