giovedì 30 giugno 2016

CIVITAS 2016

... Allora ho chiesto alla scultura di Lello Lopez, come lo vorresti
il tuo contenitore? Non voglio essere legata, mi ha risposto.
Dopo vari tentativi ho realizzato un supporto che la mantenesse libera. Le ho costruito intorno un “ambiente” in contrasto con il materiale prezioso di cui è fatta. Una semplice e umile custodia che ricorda la cassetta di legno, logorata dal tempo, dei pescatori, con ami, esche e lenze. Dentro il mare che si riflette! Il mare che attraversa il mondo, che porta e lascia sempre qualcosa di sé.
Premio Civitas 2016, la scatola!




mercoledì 15 giugno 2016

in cerca di Arianna

Nascere. Dove e quando non è una scelta. Tagliato il cordone ombelicale ci ritroviamo ad affrontare un mondo che un momento prima non ci apparteneva. Usciamo dalla porta di un monolocale pieno d’acqua senza preparazione alcuna. Fuori! Finestre sui cortili, cancelli chiusi, muri invalicabili, divani soporiferi, televisori vociferanti, telefoni squillanti, strade tortuose, auto sfreccianti, semafori intermittenti, ciminiere fumanti. Entriamo in una illogica follia e dobbiamo adattarci. Allora io, giro e rigiro, torno indietro, rifaccio il percorso. Camere, corridoi, sale, finti ingressi e vicoli ciechi, senza più riferimenti. Perdo l’orientamento e il senso del tempo. Prigioniero di un groviglio interiore. Servirebbe una bussola, un navigatore satellitare per questa vita smarrita. Ora, col tempo, l’angoscia mi raggiunge e mi sorpassa, ma non sono solo.
Tutti continuano a cercare qualcosa, a finanziare le ideologie, ad ammazzarsi per entrare nelle classifiche dei migliori, a scongiurare la paura della morte, a trovarsi di fronte alla vanità. Non mi piace questo gioco. Provo a scrivere sui muri, a disegnare fantasie, ad entrare in un mondo di carta. Tanti fogli, volumi di pensieri, una biblioteca illimitata e periodica. Interminabili scaffalature, in cui è custodito il passato e il presente.
La natura è la sola spettatrice di questo passaggio umano. Alla fine del mese ci troviamo pensionati nello stesso posto. Noi come il minotauro non vogliamo arrenderci, vittime e carnefici allo stesso tempo. Figli del peccato, della favola originale. Abbiamo bisogno di divorare tutta la carne che ci capita a tiro. Ci innamoriamo di noi stessi. Siamo rivoluzionari provvisori, illusi di controllare il destino. Incapaci di essere liberi cerchiamo la nostra Arianna, nell’attesa di un Teseo qualsiasi, armato di gomitolo, a richiedere la nostra testa. La chiusura mentale ci fa perdere le forze. Vorremmo tanto trovare quel filo rosso del discorso per poter uscire da questo labirinto ma ci manca il coraggio di riscrivere la nostra storia. Ci manca l’amore per questo universo.


















lunedì 13 giugno 2016

la scatola magica

Un contenitore con dentro un contenuto ossessionato dai social network. La rete scandisce il tempo. È il contesto dove si dipana la nostra vita. Ci lasciamo catturare dalla realtà virtuale, superiamo i confini ma la nostra prospettiva resta chiusa, nella scatola cranica.
I nostri punti di vista, i punti di fuga, restano immobili, in attesa di una notifica dal monitor che ci illumina d’immensa magia.