giovedì 19 dicembre 2019

Titina e le altre




















Quando il prof. Antonio Caliendo mi ha chiamato, pensavo volesse farmi conoscere un posto nuovo dell’enorme patrimonio artistico di Napoli. Ero ben felice di passeggiare con lui tra i vicoli, sulle strade di pietra nera lavorata “a puntillo”. Andare in giro accompagnati da Antonio non è solo fare una visita di cortesia al monumento, all’edificio storico o all'opera d'arte ma è soprattutto incontrare e conoscere tutto ciò che vi ruota intorno. Nel cuore di Napoli si svolge la sua vita. Lui ama il suo lavoro e la gente che anima i suoi vicoli con le proprie tradizioni. Non si contano le volte che ci ha "guidato", senza paroloni difficili o termini da addetti ai lavori; come sottofondo soltanto il timbro della sua voce che accompagnava i nostri sguardi incuriositi. Stavolta Antonio ha deciso di non usare la voce ma di raccontarci per iscritto alcune storielle, “fattarielli” che ha vissuto durante gli anni di lavoro come guida storica. Egli sapendo bene che a volte le parole da sole non bastano mi ha chiesto di illustrare i suoi aneddoti. Ho cercato con un tratto veloce e semplice, con schizzi estemporanei, di inserirmi tra le sue righe. Con Antonio abbiamo attraversato decumani, visitato chiese e chiostri, alzato gli occhi su obelischi, siamo rimasti incantati dalle numerose opere d’arte che riempiono i musei di questa antica capitale. Fino a ieri lo abbiamo ascoltato, oggi siamo qui per leggerlo. Un dubbio però mi assale…
 «È nato prima il centro storico oppure Titina?»




















Antonio Caliendo, storico dell'arte è stato funzionario del Comune di Napoli, responsabile Ufficio Didattica Museo Aperto e guida turistica.


Il ricavato del libro è devoluto tutto in beneficenza

domenica 24 novembre 2019

Elogio 2
















Donna all’opera
Va pensiero, insegui la tua donna e il suo universo. La donna, la bussola che guida il genio. È l’intuito, la sensibilità, la melodia. La donna è mobile. Protagonista del melodramma, nel bene e nel male. L’arte le rende giustizia. Il volto di una donna che guarda lontano. La “nostra”, non è soprano, ne mezzosoprano, ne contralto, è solo la voce di un quartiere, di una città prestata al mondo. Le sue acrobazie non sono vocali ma fatte di mirabili iniziative, di organizzazione e passione per il proprio lavoro.







































Cryptica
La Crypta Neapolitana, un tunnel di 700 metri. Fuori, a pochi passi, una piazza che porta il nome di una famiglia, protagonista nella crescita del quartiere di Fuorigrotta. Le fotografie in bianco e nero, la memoria di come eravamo, le storie di chi ci ha preceduto. Alessandro, un uomo lungimirante che si è districato nella difficile strada della cultura. Il modellino della Crypta incastonata in un labirinto. Costruzioni leggendarie. Dentro questi luoghi magici e misteriosi si intraprende quel viaggio complicato e tortuoso, chiamato vita.

sabato 23 novembre 2019

Elogio

Fuorigrotta e Bagnoli, i quartieri di Napoli Ovest. Qui ho vissuto e come tanti ho sognato. Per la rassegna “Napoli non dimentica” l’elogio per due nostri concittadini che si è materializzato in un  quadrato bianco 25x25. Un progetto realizzato per Rosanna Purchia ex sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli e per Alessandro Lala e la sua famiglia che hanno contribuito alla crescita culturale del quartiere di Fuorigrotta. Il mio contributo, un immagine simbolo che racchiude la loro essenza.


























martedì 20 agosto 2019

Sposa!

Bianca, immacolata, priva di segni. Non mi sento di consumare una tale sensazione di candore per descrive una donna, quando diventa sposa. Verginità e purezza non sono più tabù da sposare. La donna occidentale vuole solo vivere le emozioni della sua scelta, con l’uomo della sua vita, avendo ogni costola al suo posto. Digitando la parola “sposa” su un motore di ricerca, appare una lunga lista di atelier, che propongono il vestito per il giorno più bello.
Scorrendo... catering, confetti, torte, bomboniere, fiori d’arancio, servizi fotografici, chiese addobbate ad arte. Di tutto di più, il consumismo dei sentimenti! Al contrario, niente parla del suo essere donna, pronta a donarsi. Della sua unione che comincia gioiosa e diventa un impegnativo percorso di vita. Che proverà a restare fedele nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, come indica la “formula magica”, un incantesimo che potrebbe svanire.
Quanta fatica, quanta forza illuminata dallo spirito santo, gli occorrerà per amarlo e onorarlo tutti i giorni. Cara sposa, il compagno di viaggio è diverso da te, e non sempre nella sua valigia c’è posto per la comprensione, la tenerezza e l’ascolto. La natura ti vuole madre e responsabile. L’altro non ha il tuo coraggio, sta fuori, all’aria aperta, in cerca di parole mai trovate, in attesa di diventare uomo. Le incomprensioni nascono e basterebbe poco per farle morire. Le due metà vorrebbero non pentirsi mai di essersi scelte. La sposa spesso viene scambiata per qualcosa altro e quasi mai si identifica con la statuina sorridente che ci osserva dall’alto della torta nuziale. Non sempre vive un vero rapporto paritario con l’altro sesso. L’insoddisfazione presto si trasforma in una bomba pronta ad esplodere. Nero, sporco, privo di senso. Lui, incapace di ragionare, spesso tira fuori l’unica arma di persuasione a portata di “mano” che si trasforma in una violenza annunciata. Sotto quel velo c’è un’anima che vuole essere amata e non posseduta. Uomo e donna due universi differenti, due rette parallele che mi riportano alla mente il Troisi di “Pensavo fosse amore invece era un calesse”...
Alla sposa l’augurio di una grande pioggia che possa sostituire per sempre le sue lacrime ma non la sua fortuna.


venerdì 5 luglio 2019

un anno fa...Folco

Roma 2 Luglio 2018. Folco non è alla manifestazione per caso, ha accompagnato la sua mamma. Non è la prima volta. Ha vissuto anche le altre giornate di lotta, anche lui è uno dei 400 esuberi. Folco è sulla strada, di fronte a quel palazzo, dove nelle sue stanze, sono rinchiusi i “signori” del lavoro. Quelli che decidono la sorte dei lavoratori e delle lavoratrici, di sua madre e del suo futuro. I manager e i loro avvocati dovrebbero vederlo questo bambino. Le loro “azioni” sono sempre più scontate. Folco è qui, tra queste persone disperate che sono diventate suoi amici, in questo strano gioco fatto dagli adulti. Un gioco inspiegabile per la sopravvivenza. Tra i suoni acuti e intensi dei fischietti, tra quelli assordanti delle trombe da stadio, tra i rimbombanti bidoni di pittura, nel frastuono di voci e di canti. Folco è qui. Contro quell'ingiusto principio della vita che trasforma il destino e la dignità della brava gente. Con la sua presenza ci incoraggia, i bambini ci insegnano a diventare grandi. Folco è qui. Folco ha scelto la vita. Lui non è il figlio del profitto, sa da che parte stare, sa riconoscere le persone che gli vogliono bene. Come una metafora fa volare le foglie morte trovate ai bordi del marciapiede. I politici dovrebbero vederlo questo bambino, le loro leggi non misurano mai la realtà, non hanno famiglia. Ci hanno detto che siamo troppo giovani per morire e troppo vecchi per vivere. I sindacalisti dovrebbero vederlo questo bambino, fuori dai loro giochi compromessi. Oggi Folco è qui, si tappa le orecchie e spera di aprire gli occhi su una prospettiva diversa... su un mondo nuovo, su un tavolo delle trattative dove non sarà mai messa in discussione la libertà di sognare. Noi lo abbiamo visto questo bambino che ci ha reso questa giornata meno amara...


















domenica 16 giugno 2019

La Piazza

Folla. Adunata oceanica. Affaccio. Balconi imbandierati. Un uomo solo al comando, il capo del carisma. La gente con affetto si inchina e saluta, agitando fazzoletti bianchi, con falsi movimenti. Una piazza poco democratica. Originariamente, al contrario, aveva una funzione sociale diversa, si riuniva l’assemblea della polis. Questo luogo, nel rinascimento, è servito agli artisti per disegnare prospettive ed esaltare il proprio punto di vista. Poi la planimetria si è modificata, è stato inserito il palazzo pubblico, la cattedrale e il monumento ai caduti. Uno scenario da vita collettiva. Con il progresso,
alcune si sono trasformate in slarghi, ci arrivano le auto per un bel girotondo. La piazza non è più utilizzata, non è più rivoluzionaria. Il popolo non ha più bisogno della dignità e neppure ha la voglia di riconquistarla. Non si scende più per salvaguardare i propri diritti, per lottare, per protestare. Anche le feste con “ le carte colorate e gli sguardi sempre ben disposti a dolci ed aranciate”, come in una nota canzone, sono svanite nel nulla. Oggi tira solo “piazza affari”. La strada è di passaggio, la si attraversa per andare avanti e indietro. La gente si sfiora, si incrociano gli sguardi, nessuno si ferma. La piazza invece non porta da nessuna parte. È uno spazio vivo, aperto al dialogo. Ci sono le panchine, i giardinetti gli alberi, i cani corrono felici. Eppure mi sembra di vedere un paesaggio metafisico, senza vita. Dove siamo finiti? Dove ci siamo nascosti? La “piazza televisiva” ci vede seduti e rilassati. Quella virtuale, fermi ed incantati davanti al monitor. Guardiamo i video, leggiamo i post e mettiamo tutti i “mi piace” a disposizione. Ci incontriamo, ci salutiamo, “chattiamo”. Dentro lo schermo la comunità online, gli amici che non si vedono e tanta memoria ram. Questo è social, questo è il nostro posto. Una volta passavamo interi pomeriggi nelle piazzette, si continuava a parlare anche se mancava la corrente. Erano altri tempi? Ora sto scrivendo su un pezzo di carta, ora mi sento veramente spiazzato!


domenica 12 maggio 2019

Miamadre


Miamadre è una bambina, non gioca più
ha pensieri grandi svaniti nel tempo
l'età giusta per andare via
occhi semichiusi per lasciarsi cullare.
Miamadre piccoli passi nel corridoio sconosciuto
dove tutti i sentimenti sono annullati
dove la mano cerca una una tenera carezza
dove l'istinto si raccoglie in un brivido.
Miamadre un ricordo vederla parlare
la memoria la sente cantare
tutto il resto è raccolto su questo divano
nello sguardo vuoto di un sorriso...
e per me comincia la sera.